RIVELAZIONE DEL MISTERO DELL'UTILIZZAZIONE DEGLI IMPULSI UMANI
Finora Rodolfo aveva saputo solo ricompensare a modo suo i buoni e punire a modo suo i cattivi.
Ora lo vedremo, in un esempio, utilizzare le passioni e “dare sviluppo conveniente al bel naturale della marchesa Clémence d’Harville”. Le espressioni di cui Rodolfo si serve nella sua conversazione con Clémence: “faire attrayant”, “utiliser le goûte naturel”, “régler l’intrigue”, “utiliser le penchant à la dissumulation et à la ruse”, “changer en qualités généreuse des instincts impérieux, inexorables”, ecc. - queste espressioni così come gli impulsi stessi che qui sono attribuiti di preferenza alla natura femminile, tradiscono la fonte segreta della sapienza di Rodolfo. Gli è capitata tra le mani un’esposizione popolare della dottrina di Fourier. L’applicazione, così come sopra l’esecuzione della teoria di Bentham, è ancora invece proprietà critica di Rodolfo. La giovane marchesa non deve trovare un appagamento della sua essenza umana, un contenuto umano e un fine umano della sua attività e perciò un divertimento nella beneficenza come tale. La beneficenza offre piuttosto solo l’occasione esterna, solo il pretesto, solo la materia per una specie di divertimento che potrebbe allo stesso modo assumere a suo contenuto ogni altra materia. La miseria è sfruttata coscientemente per procurare al benefattore “il piccante del romanzo, l’appagamento della curiosità, avventure, travestimenti, godimento della propria eccellenza, eccitazioni nervose” e simili. Con ciò Rodolfo ha espresso inconsapevolmente il mistero da lungo tempo svelato che la stessa miseria umana, che l’infinita abiezione (la quale deve necessariamente ricevere l’elemosina) deve necessariamente servire all’aristocrazia del denaro e della cultura come gioco, come appagamento del proprio egoismo, come solletico della propria arroganza, come divertimento. Le molte associazioni tedesche di beneficenza, le molte società di beneficenza francesi, le numerose donchisciotterie benefiche in Inghilterra, i concerti, i balli, gli spettacoli, i pasti per i poveri, perfino le sottoscrizioni pubbliche per infortunati, non hanno altro significato. Anche la beneficenza sarebbe dunque, in questo modo, da lungo tempo organizzata come divertimento. La trasformazione improvvisa, immotivata, della marchesa operata grazie alla semplice parola “divertente” ci fa dubitare della durevolezza della sua cura; o piuttosto questa trasformazione è solo in apparenza improvvisa e immotivata, è solo in apparenza prodotta dalla descrizione della charité come un divertimento. La marchesa ama Rodolfo e Rodolfo vuole travestirsi con lei, intrigare con lei, trascinarla ad avventure benefiche. Più tardi, durante una visita benefica della marchesa al carcere femminile di Saint-Lazare, si manifesta la sua gelosia verso Fleur de Marie, e, per beneficenza versa la sua gelosia, essa tace a Rodolfo la detenzione di Maria [2]. Nel migliore dei casi è comunque riuscito a Rodolfo di insegnare a una donna infelice a recitare la commedia stupida con esseri infelici. Il mistero della filantropia da lui vagheggiata è stato tradito da quel dandy parigino che, dopo la danza, invitava a cena la sua dama con queste parole:
a) Rivelazione teorica dei misteri dell'economia politica Prima rivelazione: la ricchezza porta spesso alla dissipazione, la dissipazione alla rovina. Seconda rivelazione: le conseguenze della ricchezza ora descritte sorgono da una deficienza di istruzione della gioventù ricca. Terza rivelazione: l’eredità e la proprietà privata sono e devono necessariamente essere inviolabili e consacrate. Quarta rivelazione: il ricco deve rendere conto moralmente ai lavoratori dell'uso della sua ricchezza. Una grande ricchezza è un deposito ereditario, un feudo, affidato a mani prudenti, salde, abili, generose, che hanno nello stesso tempo il compito di farlo fruttare e di usarlo in modo che tutto ciò che ha la sorte felice di trovarsi nell'orbita dell'irradiazione splendente e salutare della grande ricchezza sia fecondato, vivificato, migliorato. Quinta rivelazione: lo Stato deve dare i rudimenti dell'economia individuale alla gioventù ricca inesperta. Esso deve necessariamente moralizzare la ricchezza. Sesta rivelazione: infine lo Stato deve necessariamente affrontare l'enorme questione dell'organizzazione del lavoro. È necessario che esso dia l'esempio salutare dell'associazione dei capitali e del lavoro, e precisamente di un'associazione che sia onesta, intelligente, giusta, che assicuri il benessere del lavoratore senza danneggiare la ricchezza del ricco, che stabilisca legami di simpatia, di riconoscenza, fra queste due classi e perciò assicuri per sempre la quiete dello Stato. Poiché lo Stato non consente ancora, provvisoriamente, con questa teoria, Rodolfo stesso ne dà alcuni esempi pratici. Essi sveleranno il mistero che per il signor Sue, per il signor Rodolfo e per la critica critica, i rapporti economici piu noti sono rimasti “misteri”. b) “La Banca dei poveri” [3] Rodolfo istituisce una banca dei poveri. Gli statuti di questa banca critica dei poveri sono i seguenti: Essa deve aiutare lavoratori onesti che hanno famiglia, durante il tempo della disoccupazione. Essa deve sostituire le elemosine e i monti di pietà. Essa dispone di un utile annuo di 12.000 franchi e concede prestiti-soccorso da 20 a 40 franchi, senza interessi. Essa in un primo tempo estende la sua attività nel settimo arrondissement di Parigi, dove abita la maggior parte degli operai. I lavoratori o le lavoratrici che richiedono un sussidio devono di necessità essere in possesso di un certificate, rilasciato dal loro ultimo padrone, che garantisce la loro buona condotta e indica la causa e la data dell'interruzione del loro lavoro. Questi prestiti devono essere rimborsati mensilmente in sesti o in dodicesimi, a scelta di colui che ha contralto il prestito, e a partire dal giorno in cui ha trovato di nuovo un'occupazione. Come garanzia del prestito vale 1'obbligazione sulla parola d'onore. Inoltre è necessario che due altri lavoratori garantiscano per la parole jurée del debitore. Poiché il fine critico della banca dei poveri consiste nel sanare uno dei più gravi infortuni della vita del lavoratore, l'interruzione del lavoro, gli aiuti spetterebbero solo ai lavoratori disoccupati. Il signor Germain che amministra questo istituto riceve uno stipendio annuo di 10.000 franchi. Gettiamo ora uno sguardo di massa sulla prassi dell'economia politica critica. L'utile annuo ammonta a 12.000 franchi. I sussidi assommano per ciascuna persona da 20 a 40 franchi, quindi in media a 30 franchi. II numero del lavoratori riconosciuti ufficialmente come “poveri” nel settimo arrondissement ammonta almeno a 4.000. Potrebbero dunque essere aiutate annualmente 400 persone, cioè la decima parte dei lavoratori piu bisognosi di aiuto. A Parigi è poco ridurre la media del tempo di disoccupazione a quattro mesi (calcolo di gran lunga troppo restrittivo), cioè a sedici settimane. Trenta franchi distribuiti in 16 settimane fanno un po' meno di 37 soldi e 3 centesimi alla settimana, e non fanno neppure 27 centesimi al giorno. La spesa giornaliera per un singolo detenuto in Francia assomma in media a un po' piu di 47 centesimi, dei quali il vitto soltanto assorbe un po' piu di 30 centesimi. Ma il lavoratore, che il signor Rodolfo aiuta, ha famiglia. Se calcoliamo la famiglia composta in media, oltre a marito e moglie, di due soli figli, 27 centesimi sono da distribuire fra quattro persone. Da questi l'abitazione sottrae al minimo 15 centesimi al giorno; ne rimangono 12. Il pane, che un singolo detenuto consuma in media, costa circa 14 centesimi. > |
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Bruxelles (Belgique) 1845
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Il lavoratore e la sua famiglia con l'aiuto della banca critica dei poveri non potranno dunque comprare, a prescindere da tutti gli altri bisogni, neppure la quarta parte del pane necessario e andranno incontro a una sicura morte per fame, se non faranno ricorso ai mezzi ai quali questa banca dei poveri vuole ovviare, al monte di pietà, all'accattonaggio, al furto e alla prostituzione.
Rodolfo fonda una fattoria modello a Bouqueval.In modo tanto più splendido l'uomo della critica spregiudicata provvede invece all'amministratore della banca dei poveri. L'utile amministrato assomma a 12.000 franchi, lo stipendio dell'amministratore a 10.000. L'amministrazione costa dunque il 45 per cento, quasi il triplo dell'amministrazione di massa dei poveri a Parigi, la quale costa circa il 17 per cento. Ma se ammettiamo per un momento che l'aiuto, che la banca dei poveri concede, sia un aiuto reale e non semplicemente illusorio, l'istituzione del mistero svelato di tutti i misteri poggia sulla falsa opinione che basti una diversa distribuzione del salario perché il lavoratore possa vivere tutto l'anno. Per parlare prosaicamente, il reddito di 7.500.000 lavoratori francesi assomma solo a 91 franchi a testa, il reddito di altri 7.500.000 lavoratori francesi assomma solo a 120 franchi a testa, esso è quindi, gia per 15 milioni di lavoratori, meno di quanto è assolutamente necessario per vivere. La concezione della banca critica dei poveri si riduce – se viene intesa razionalmente - al fatto che al lavoratore, durante il tempo in cui ha un'occupazione, si sottrae dal salario tanto quanto gli è necessario per vivere nel tempo di disoccupazione. Che io gli anticipi una somma determinata di denaro nel tempo della disoccupazione ed egli mi restituisca questa somma nel tempo in cui lavora, o che egli mi consegni nel tempo in cui lavora una somma determinata e che io gliela restituisca nel tempo della disoccupazione è un'unica e medesima cosa. Egli mi dà sempre, nel tempo in cui lavora, ciò che ha ricevuto da me nel tempo di disoccupazione. La “pura” banca dei poveri si distinguerebbe quindi dalle casse di risparmio di massa solo per due proprietà originalissime, criticissime: anzitutto, la banca presta il suo denaro a fonds perdu, nella folle supposizione che il lavoratore possa restituire, se vuole, e che egli voglia sempre restituire, se può; in secondo luogo, la banca non paga interessi per le somme depositate dal lavoratore. Poiché la somma depositata appare nella forma del prestito, la banca fa già una gran cosa se non esige, essa stessa, interessi dal lavoratore. La banca critica dei poveri si distingue dunque dalle casse di risparmio di massa per il fatto che il lavoratore perde i suoi interessi e la banca il suo capitale. c) Fattoria modello di Bouqueval [4] Il luogo è scelto tanto più felicemente in quanto gode ancora di ricordi feudali, cioè di uno chateau seigneurial. Ciascuno dei sei lavoratori maschi occupati in questa fattoria riceve 150 scudi o 450 franchi di salario annuo, ciascuna delle lavoratrici 60 scudi o 180 franchi; oltre a ciò essi hanno vitto e alloggio gratuiti. Il pasto quotidiano abituale della gente di Bouqueval consiste di un “formidabile” piatto di prosciutto, di un non meno formidabile piatto di carne di montone, e finalmente di un pezzo di carne di vitello non meno massiccio, a cui si aggiungono, come contorni, due insalate d'inverno, due grandi formaggi, patate, sidro, ecc. Ognuno dei sei lavoratori maschi lavora due volte di più dei comuni giornalieri agricoli francesi. Poiché la somma totale del reddito prodotto annualmente dalla Francia, distribuito egualmente, ammonterebbe in media a soli 93 franchi, poiché il numero degli abitanti della Francia occupati immediatamente nell'agricoltura assomma ai due terzi della popolazione complessiva, si può ricavare quale rivoluzione porterebbe l'imitazione generale della fattoria modello del califfo tedesco non solo nella distribuzione, ma anche nella produzione della ricchezza nazionale. Rodolfo ha raggiunto poi questo enorme aumento della produzione solo facendo lavorare ciascun lavoratore due volte più di prima e facendogli consumare sei volte di più. Poiché il contadino francese è molto operoso, i lavoratori che lavorano due volte di più devono necessariamente essere atleti sovrumani, come dovrebbero anche provare i “formidabili” piatti di carne. Possiamo quindi assumere che ciascuno di questi sei lavoratori consuma almeno una libbra di carne al giorno. Se tutta la carne prodotta in Francia fosse distribuita egualmente, non si disporrebbe neppure di un quarto di libbra a testa al giorno. Si vede dunque quale rivoluzione l'esempio di Rodolfo provocherebbe anche sotto questo aspetto. La popolazione agricola consumerebbe da sola più carne di quanta se ne produce in Francia, di modo che la Francia, con questa riforma critica, sarebbe dispensata da ogni allevamento di bestiame. La quinta parte del reddito lordo che Rodolfo, secondo la relazione del sovrintendente di Bouqueval, il padre Chatelain, oltre all'alto salario e al mantenimento lussuoso, cede ai lavoratori, non è altro che la sua rendita fondiaria. Si suppone, infatti, secondo una valutazione media, che in generale, detratti tutti i costi di produzione e detratto il profitto del capitale di esercizio, per il proprietario terriero francese rimanga un quinto del reddito lordo, cioè che la quota della sua rendita ammonti alla quinta parte del reddito lordo. Ora, sebbene Rodolfo riduca il profitto del suo capitale di esercizio in modo incontestabilmente sproporzionato, aumentando sproporzionatamente la spesa per i lavoratori, - secondo Chaptal [5] (De l'industrie françoise, I, p. 239) la quantità media delle entrate annue dei salariati agricoli francesi è di 120 franchi, - sebbene egli regali ai lavoratori tutta la sua rendita fondiaria, padre Chatelain riferisce tuttavia che Monseigneur, con questo metodo, accresce il suo reddito, e così spinge verso una organizzazione economica analoga gli altri proprietari terrieri non critici. La fattoria modello di Bouqueval è una semplice parvenza fantastica; il suo capitate nascosto non è il suolo naturale di Bouqueval, ma la favolosa borsa di Fortunato [6] di Rodolfo! «Già al primo sguardo si vide che tutto il piano non è un'utopia». Solo la critica critica può vedere al primo sguardo che una borsa di Fortunato non è un'utopia. II primo sguardo critico è - lo «sguardo cattivo »! |
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[1] - Karl Marx, in Engels-Marx, La sacra famiglia, Editori Riuniti, Roma, marzo 1972.
[2] - Dopo essere stata rapita, Marie (figlia naturale di Rodolfo) era stata rinchiusa nel carcere femminile di Saint-Lazare. [3] - Cfr. la parte VIII, cap. XIV, del romanzo. [4] - Cfr. la parte III, cap. IV e VI, del romanzo. [5] - Jean-Antoine Chaptal (1756-1832), chimico, con interessi per la divulgazione e le applicazioni industriali della chimica. Sotto Napoleone, occupa posti di responsabilità nella direzione dell'industria e del commercio francesi. [6] - Eroe di una fiaba popolare tedesca; possiede un sacco inesauribile di denaro. |
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